per cucinare "FREE style"…

… mescolare energicamente una buona dose di emisfero destro e di emisfero sinistro …


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Crostata di frutta secca

Lo so che in questo periodo non si dovrebbe parlar d’altro che di panettoni, pandori e torroni…al massimo ci può scappare una crema chantilly, tutto il resto è noia…. ma voglio fare quella controcorrente e proporvi un dolce molto invernale e moooolto calorico che nulla a che fare con i classici lievitati (i quali, lo dico senza vergogna, non è che proprio mi facciano impazzire…)

Se anche voi amate la pasta frolla e la cioccolata questa torta vi piacerà! Molto semplice da preparare, di grande effetto e decisamente golosa. Se non amassi le tradizioni la prterei in tavola anche a Natale…

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CROSTATA CON MACEDONIA DI FRUTTA SECCA TOSTATA E GANACHE AL CIOCCOLATO FONDENTE (stampo da 24 cm)

per la frolla: 300 gr farina 0, 100 gr zucchero a velo, 100 gr burro, 2 uova, 1/2 cucchiaino di semi di vaniglia, la buccia grattugiata di un limone bio, un pizzico di sale

per la ganache: 3oo ml di panna fresca, 150 gr di cioccolato fondente, 1 pizzico di sale, 1/2 cucchiaino raso di sale, meglio se in cristalli

per la decorazione: 2 cucchiai di pistacchi (anche tostati e salati vanno bene), 2 cucchiai di mandorle spellate, 1 cucchiaio di anacardi, 1 cucchiaio di nocciole, 1 cucchiaio di pinoli, 1 cucchiaio raso di semi di sesamo + eventuale altra frutta secca a piacere (cocco in scaglie, zenzero caramellato, semi di sesamo, bacche di goji … )

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Preparare la frolla setacciando la farina in una ciotola ampia. Al centro versarvi le uova, il burro a pezzetti, i semi di vaniglia, lo zucchero, il sale e il limone. Impastare velocemente con la punta delle dita fino ad ottenere un composto sodo ma sbricioloso. Compattare, avvolgere con pellicola e far riposare in frigo per mezz’ora.

Trascorso il riposo, stendere la frolla sulla tortiera, formando un bordo sottile alto almeno 1-1.5 cm. Bucherellare il fondo con una forchetta, dovrà essere molto bucherellato! Così non si alzerà durante la cottura. In alternativa riempite con legumi secchi. Cuocere il guscio di frolla in forno a 180 gradi per circa 30-35 minuti. Una volta cotto farlo raffreddare completamente ed estrarlo dallo stampo.

A questo punto si può procedere con il ripieno.

Tritare grossolanamente la frutta secca più grande, metterla in una padella ampia e porre su fiamma media, mescolando molto spesso. tostare la frutta per 2-3 minuti, poi lasciar raffreddare.

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Nel frattempo preparare la ganache: mettere a scaldare la panna in una casseruola ampia a fuoco molto dolce. Tritare il cioccolato grossolanamente. Non appena la panna raggiungerà il bollore, togliere dal fuoco e versarvi il cioccolato. Lasciar riposare per un paio di minuti, poi mescolare delicatamente finchè il cioccolato si sarà completamente sciolto. Incorporare i cristalli di sale.

Lasciar intiepidire il composto, poi con delle fruste elettriche montare il tutto per 6-7 minuti, finchè la crema non sarà un po’ “spumosa”… la ganache è pronta.

Riempire il guscio di frolla con la ganache fino a raggiungere il livello del bordo. Spargere sulla superficie la macedonia di frutta secca e metter in frigo per almeno un’ora prima di servire. Ottima con un bicchiere di Vino Santo di Gambellara, oppure un altro ottimo passito.

Buon appetito e buon gusto 🙂

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Matteo Grandi: l’unico chef che rimette l’uovo nel guscio

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Ultimamente, non so se si era capito, di ricette ne pubblico poche … non è che non cucini ma tra fare e pubblicare c’è una differenza abissale.

Ok, continuo a ripetermi che appena il bambino sarà un po’ più cresciuto…appena mi sarò assestata col lavoro…appena ci saremo trasferiti nella casa nuova che stiamo ristrutturando…appena gli albumi si monteranno a neve da soli…appena un sacco di cose, mi rimetterò a fare la foodblogger seriamente, che scrive articoli tutte le settimane con una bella ricetta e relative foto….

Scherzi a parte le intenzioni sono serie.

Nel frattempo, fortunatamente, ci sono molti modi per occuparsi di cibo e infatti sono qui a scrivere di una “gustosa” occasione che mi è stata proposta dallo Studio Cru di Vicenza, una delle tante in cui ho avuto il piacere di essere coinvolta.

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Assieme ad altre 4 simpaticissime (e bravissime oltretutto) foodblogger ho passato una mattinata nella cucina di un ristorante d’eccellenza per apprendere direttamente dallo chef i segreti di uno dei suoi piatti di punta, e cucinarlo.

Sto parlando di Matteo Grandi, e del suo ristorante a San Bonifacio in provincia di Verona: il DeGusto.

Matteo Grandi è il talentuoso vincitore della prima edizione di Hell’s Kitchen (quella dove Cracco finge di fare il cattivo da solo…non quella dove finge di fare il cattivo assieme ad altri due -adesso tre- chef). Devo ammettere che prima di questa occasione non me l’ero mai filato più di tanto (parlo di Matteo…ma onestamente neanche Cracco me lo filo moltissimo). Della trasmissione avrò visto si e no mezza puntata, e di lui avevo sentito parlare da Roberta in quanto conoscenza di un suo amico…Si, mi erano giunte recensioni positive, ma il mio interessamento fino ad ora si fermava li. Quindi in quella mattina di gennaio ero molto curiosa di conoscerlo e non sapevo bene cosa aspettarmi.

Beh, lo chef che mi sono trovata di fronte mi è piaciuto, e molto. Soprattutto per l’atteggiamento, autorevole ma non autoritario, simpatico ma non bonaccione, ironico ma non irriverente, colto ma non spocchioso. Dimostrava una grande sicurezza in cucina, nonostante la giovane età, frutto certamente di molti anni di esperienza nella ristorazione di alto livello. Il suo locale è accogliente ed elegante, ma non tanto da farti sentire a disagio e mi è piaciuta molto la cura (che in realtà ci si aspetta in ristoranti du questo genere) dei dettagli.

I dettagli….la mia passione….

E poi mi è piaciuto anche il suo piatto, e sapete perchè? Per l’apparente semplicità. Si perchè abbiamo cucinato un uovo….SODO!!

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Ho deciso di scrivere questo post non solo per condividere la bella esperienza. Certo non sono nata ieri, se le foodblogger vengono invitate ad eventi come questo ci si aspetta come minimo un post, e lo ritengo doveroso, ma ad essere onesta la cosa più importante che ho imparato quella mattina non riguarda l’uovo, la cucina, i grandi chef o le tecniche di cottura, ma una semplice riflessione: E cioè quanto sia facile (e pericoloso) farsi influenzare dai pregiudizi, dai preconcetti. A volte pensiamo di sapere già tutto, abbiamo la nostra opinione e crediamo che non valga la pena sforzarsi per guardare un po’ più in là del nostro naso. Stavolta si trattava solo di un uovo sodo, ma quante altre volte avrò dato per scontato qualcosa a causa dei miei pregiudizi?? E quante occasioni avrò perso soprattutto? Una cosa è certa, di umiltà e apertura mentale non se ne hanno mai abbastanza…

Ecco se c’è una cosa che non ho mai amato è l’uovo sodo. L’ho sempre trovato un cibo insulso…senza alcuna personalità. Ebbene il piatto simbolo del DeGusto è fondamentalmente un uovo sodo, al quale viene rimesso un guscio croccante. Geniale! Tremendamente semplice e geniale. Detta così sembra ‘na fesseria, dice “che avete perso una mattinata del vostro tempo per far bollire un uovo??” Ammetto che quando ho saputo cosa avremo fatto mi ha attraversata un po’ di delusione…i famosi pregiudizi di cui sopra… e invece mi son dovuta ricredere accidenti. Ho imparato tante cose in quelle tre ore e non me lo sarei mai aspettata.

D’altra parte a Matteo c’è voluto quasi un anno e mezzo per mettere a punto questo piatto, ci sarà un motivo…

Tornando a noi, il piatto è questo: UOVO BARZOTTO IN GUSCIO CROCCANTE CON TARTUFO DI NORCIA, SU FONDUTA DI PARMIGIANO DI VACCA ROSSA E SPINACINI SALTATI.

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Veramente buono, buono, buono. Inutile dire che per un piatto (apparentemente) così semplice è fontamentale la cura del dettaglio e la scelta della materia prima. Il resto è una perfetta esecuzione.

Ora, non me ne vogliate ma io la ricetta non ve la metto, per 2 motivi: primo non è mia, secondo, l’hanno già descritta così bene le mie compagne che preferisco linkarvi i loro deliziosi blog.

Tweedot, di Laura Manente (la ricetta qui)

The Spicy Note, di Lidia Mattiazzi (la ricetta qui)

La Cucina di QB, di Annamaria Pellegrino (la ricetta arriverà)

E poi ovviamente la mia immancabile, insostituibile compagna di merende Roberta Zantedeschi di Ratatouille-non solo cibo (l’articolo qui)

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nella foto, da destra, Annamaria (La Cucina di QB), Lidia (The Spicy Note) e Silvia (Studio Cru)

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Quello invece che voglio scrivere sono alcune delle chicche che ci ha insegnato Matteo, quei famosi dettagli che fanno la differenza tra un uovo sodo qualsiasi e l’uovo DeGusto 🙂 Spero che lo chef non si arrabbi se spiffero i suoi “segreti”, ma se voleva discrezione era meglio non far entrare 5 foodblogger nella sua cucina… hihihi

  • L’uovo sodo riesce meglio se il tuorlo è perfettamente al centro dell’albume. Per fare in modo che sia così prendete la confezione di uova e capovolgetela per una decina di minuti prima di cucinarle. Il tuorlo andrà lentamente a posizionarsi al centro…
  • L’uovo deve essere a temperatura ambiente e va messo in acqua già bollente. Se fosse freddo da frigo lo shock termico farebbe crepare il guscio. Inoltre se l’acqua bolle si è certi che la temperatura di cottura è 100°
  • L’acqua di cottura deve essere leggermente salata e acidulata con aceto di vino bianco. Questo favorisce la sgusciatura e impedisce che il bianco fuoriesca in acqua se dovessero formarsi crepe
  • L’uovo va inserito in acqua con una schiumarola, e durante la cottura va mosso delicatamente di tanto in tanto per  mantenere il tuorlo al centro
  • Un timer è fondamentale: per un uovo barzotto (cioè con albume rappreso e turolo liquido) di taglia medio-grande servono 5 minuti e 30 secondi. Questo tempo potrebbe richiedere degli aggiustamente a seconda del calibro delle uova usate…
  • La qualità è decisiva: meglio scegliere uova (veramente) biologiche, meglio se si conosce anche l’alimentazione delle galline…
  • Appena scatta il timer estrarre le uova dal pentolino e porle immediatamente in una bacinella di acqua e ghiaccio per bloccarne la cottura
  • Per rompere il guscio, battere il “culo” dell’uovo su un tagliere. In quel punto si crea una piccola sacca d’aria che facilita l’inizio della sbucciatura
  • L’uovo in attesa della panatura o della frittura va mantenuto in posizione verticale. Se venisse appoggiato su un fianco perderebbe la forma ovoidale perfetta…
  • La panatura delle essere omogenea e sottilissima: si passa prima in farina TRIPLO ZERO, togliendo per bene l’eccedenza, poi in uovo sbattuto usando due cucchiai e infine in pangrattato grattugiato fine
  • Per friggere meglio usare olio di vinacciolo che ha un alto punto di fumo ma è molto più delicato dell’olio EVO
  • La frittura in olio profondo va fatta immergendo l’uovo con una schiumarola e facendolo andare “su e giù” nell’olio e rotolare (facile a dirsi, difficilissimo a farsi)…questo per avere una doratura assolutamente uniforme
  • L’uovo va consumato appena si è finito friggere (si insomma…il tempo di impiattare e servire…) altrimenti continuerà a cuocere col rischio di rendere il tuorlo troppo solido

Se pensate (come la sottoscritta) che cimentarsi (nuovamente) il questa impresa nella propria cucina e senza la supervisione di un grande (in tutti i sensi) chef non sia il caso, ricordate che la soluzione c’è ed è semplice. Andare a mangiarlo al ristorante!

Buon appetito e Buon “DeGusto” 🙂

 


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Papadum, prugne e sperimentite. Una cena indiana insomma

OK, faccio outing.

Dovete sapere che io sono affetta da un disturbo incurabile chiamato “sperimentite cronica acuta“, una patologia che mi porta a dover provare -o acquistare-, in modo quasi compulsivo, tutto ciò che di commestibile io non abbia ancora assaggiato… In gelateria?  prendo il gusto più strano. Al ristorante certamente scelgo le pietanze più curiose, o gli abbinamenti più particolari. Se al mercato o in un qualsivoglia negozio scovo in ingrediente sconsciuto, non posso fare a meno di comprarlo. Non parliamo di quando sono in viaggio, sembro posseduta (e pozzao ne sa qualcosa…). Ho una scatola piena di ingredienti e spezie di cui non conosco nemmeno il sapore, figuriamoci l’utilizzo, ancora sigillate che aspettano soltanto che abbia il coraggio di affrontarli… (anzi se qualcuno sa dirmi come usare la “nigella”…)

Vabbè, tutto sto preambolo per spiegare l’origine di questo post. Perchè indubbiamnte uno dei posti in città che offre sempre la possibilità di scovare qualcosa di insolito e ancora inesplorato, è il famigerato (e pulciosissimo) “asia-market“, cioè quello che generalmente si trova nelle viette meno in vista della città, con le vetrine polverose e piene di barattoli scoloriti, che se entra una persona dalla pelle chiara si girano tutti a guardarla con un misto di perplessità e divertimento….insomma il Paese dei Balocchi per una foodblogger – foodstylist maniacalmente fusion style come la sottoscritta! Di solito capita che “entro solo un attimo per comprare la salsa di soia” e va a finire che esco (almeno un’ora dopo) con un sacchetto pieno di roba…  ;D

La cosa divertente è che molte delle cose in vendita sono a me ignote e talvota pure senza etichetta in italiano (o in una qualsivoglia lingua comprensibile). Le provenienze sono le più disparate, Cina, Africa, Thailandia, India, Giappone, vai-a-saper-dove, e la verità è che prima o poi io proverò tutto!!!

Stavolta mi è caduto l’occhio su un prodotto indiano, delle cialde rotonde da friggere in poco olio di semi chiamate Papadums.

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Sono fatte di farina di legumi, solitamente fagiolo mungo decorticato ma si trovano anche di lenticchie o di ceci, sono quindi senza glutine e tradizionalmente vanno consumate con del chutney, una sorta di confettura di frutta piccante, speziata e un po’ agrodolce, ottima per accompagnare anche carne e stufati. E’ la versione indiana della nostra mostarda alla Vicentina in buona sostanza, solo che può essere preparata con qualsiasi tipo di frutta. Ora si dia il caso che noi abbiamo un albero di prugne in giardino, e non serve molto per fare 2+2…

Prugne+peperoncino+spezie+fantasia=chutney “freestyle”

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Non resta che completare il piatto con uno stufato di verdure con latte di cocco e curry masala e del riso basmati profumatissimo per accompagnare il tutto, e la cena indiana è bella che servita. (e VEGANA nonchè GLUTEN FREE per giunta)

La cucina fusion è molto più semplice di quel che si pensa. Anzi, per la cornaca sto organizzando con l’Associazione CookingLAB proprio un corso di cucina Fusion, che faremo in autunno…se può interessare…intanto per chi vuole allenarsi ecco gli ingredienti della mia cena.

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CENA INDIANA “FREESTYLE”

Per il chutney di prugne: 10 prugne viola (quelle ovali dalla polpa verdina), 1 peperoncino rosso fresco tagliato a rondelle sottili, 2 cucchiai di zucchero, il succo di mezzo limone, 2 scalogno piccolo tritato, 1 chiodo di garofano, 1 anice stellato, un pezzetto di zenzero grande come una noce e tritato, 2 spicchi d’aglio tritati, 1 pignetta di pepe lungo, 50 ml di acqua, un pizzico di sale.

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Lavare le prugne, tagliarle a tocchetti e metterle in un casseruolino con tutti gli altri ingredienti.

Portare a bollore, abbassare la fiamma e lasciar ridurre di metà (o comunque fino a che non sarà denso come una confettura)

Trasferire in una ciotolina e lasciar raffreddare

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Per lo stufato di verdure e seitan: 1 cipolle bianche grandi, 2 scalogni, 1 carota grandi, 2 spicchi d’aglio, 2 zucchine, 100 gr di seitan al naturale, una manciata di pomodorini, 250 ml di latte di cocco, 1 cucchiaio raso di curry masala, olio di semi (io girasole biologico), sale qb, pepe nero, menta fresca. A piacere si può sostituire il seitan con carne di pollo o tacchino o tofu

Tagliare le verdure a tocchetti abbastanza grandi (eliminate la parte centrale delle zucchine), tagliare l’aglio a fettine e il seitan a bastoncini

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In un tegame largo scaldare qualche cucchiaio di olio, soffriggere aglio e cipolla e quando saranno dorati aggiungere il seitan e poi le altre verdure tostandole a fiamma vivace.

Quando sarà tutto ben rosolato, aggiungere i curry e poco dopo il latte di cocco, mescolare, abbassare la fiamma e lasciar addensare.

Alla fine aggiustare di sale e pepe e servire con foglie di menta fresca.

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Per il riso: 250 gr di riso basmati, 300 ml di acqua, mezzo cucchiaino di sale, 2 chiodi di garofano, una manciata di anacardi (o arachidi), un cuchiaio di uvetta, mezzo cucchiaino di pepe nero in grani (o coriandolo in grani). A piacere si possono aggiungere altre spezie come cardamomo, anice stellato, qualche pezzetto di stecca di cannella, pimento…

Sciacquare velocemente il riso con un colino.

Mettere tutti gli ingredienti in una casserola, distribuirli sul fondo e poi aggiungere l’acqua fredda senza mescolare.

Metterla su un fuoco potente scoperta e appena compariranno le prime bollicine coprire con coperchio (deve essere della misura giusta per la casseruola), trasferire su un fioco piccolo e lasciar cuocere a fiamma bassa SENZA MAI APRIRE IL COPERCHIO per il tempo indicato nella confezione di riso.

Trascorso il tempo togliere dal fuoco, aprire e mescolare delicatamente. Se è rimasta ancora dell’acqua sarà sufficente mettere nuovamente il coperchio e attendere altri 5/10 minuti. Poi trasferire su un piatto da portata.

Inoltre: una confezione di Pappadums, olio di semi qb

Seguire le isctruzioni sulla confezione dei Papadums (se le trovate, hahaha). Comunque vanno fritti uno alla volta in un padellino con circa un dito di olio. 🙂

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Enjoy!

Buon appetito e buon gusto 🙂


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la pasta dell’estate: zucchine, limone e dragoncello

Quest’anno posso dire di aver riscoperto la pasta, se prima la mangiavo si e no una volta a settimana, ora non dico che è diventato un pasto quotidiano ma quasi (cosa che per la stragrande maggioranza degli italiani è assolutamente normale, me ne rendo conto, ma x la sottoscritta si tratta di una novità…).

La verità è che in gravidanza avevo sempre fame…e adesso che allatto ancora di più! Ed ho sempre voglia di carboidrati. In più ho “scoperto”  (l’uovo di Colombo…) in commercio dei pastifici “artigianali” i cui prodotti sono davvero di una qualità superiore, per una spesa tutto sommato accettabile, il che ha aumentato ancora di più il piacere (e la voglia) di mangiare questo alimento (ma quanto mi piacciono le parentesi…)

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In particolare, quando ho vinto il concorso organizzato da Bloggalline e Informacibo (con questa ricetta 😀 ), tra i vari premi mi è stata regalato un assortimento di pasta del pastificio Cav. Giuseppe Cocco. Non lo conoscevo, perchè non l’ho mai trovato in vendita dalle mie parti, e devo dire che è un peccato perchè si tratta di prodotti davvero eccellenti. La pasta ha un ottimo sapore, tant’è che è buonissima anche con un filo d’olio, è ruvida, spessa, mantiene ottimamente la cottura e soprattutto è disponibile anche in formati piuttosto particolari, e non mi stancherò mai di sostenere quanto l’occhio di un foodblobber sia esigente!

Tra i miei preferititi i signarelli, rettangoli di pasta dai bordi frastagliati, e le tagliatelle di grano duro (simili alle trenette ma più larghe), praticamente introvabili di altre marche e che ho scelto per questa ricetta.

Lo stesso pastificio propone molti diversi tipi di pasta all’uovo (anche versioni all’uovo di forme che normalmente si trovano di grano duro), ma è un genere di pasta che non amo particolarmente…quindi non mi ha ispirato nessuna ricetta…

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tagliatelle di grano duro al ragù di fegatini (so yummy)

Le tagliatelle di grano duro si prestano ad essere abbinate ai sughi corposi e saporiti come un ragù di selvaggina o di fegatini, ma in vista dell’estate ho provato a servirli con degli ingredienti decisamente più freschi e leggeri, per ottenere un primo piatto ottimo anche se mangiato tiepido o freddo. Ho usato un’erba aromatica non molto diffusa, il dragoncello (o Estragon, come è chiamato in altri paesi), da sapore simile alla melissa ma ancora più intenso e pungente, ottimo per esaltare la fragranza del piatto. Assieme alla scorza di limone (e io avevo dei profumatissimi limoni biologici della Riviera di ponente – grazie Gian!) lascia in bocca una piacevole sensazione amarognola, che bilancia la tendenza dolce degli amidi e delle zucchine.

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cespuglio di dragoncello [foto dal web]

Occhio che l’aroma di questa pianta, soprattutto se usata fresca, è molto intenso e aumenta con la cottura, quindi è bene non abusarne!

NIDI DI GRANO DURO ALLA CREMA DI ZUCCHINE, LIMONE E DRAGONCELLO

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ingredienti: 180 gr di pasta lunga artigianale di grano duro (io Cav. Giuseppe Cocco), 2 zucchine grandi e compatte, 1 aglio, 1 peperoncino secco, 1 limone biologico, 4 foglie fresche di dragoncello, olio evo, sale pepe

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Tritare l’aglio e farlo rosolare legermente con il peperoncino e 2 cucchiai di olio in una padella ampia (dopo vi si dovrà saltare la pasta).

Aggiungere le zucchine a julienne e far appassire a fuoco medio finchè saranno morbide ma non spappolate. Per questo è fondamentale la padella larga e la fiamma vivace -ma non troppo-

Spezzettare finemente con le mani 2 foglie di dragoncello, unire la scorza di limone grattugiata (ovviamente solo la parte gialla), aggiustare di sale e pepe (pepe nero che col limone ci sta benissimo) e mescolare bene per insaporire le zucchine.

Aggiungere la pasta assieme a un po’ di acqua di cottura e saltare a fiamma vivace per amalgamarla al sugo. Con questo tipo di pasta non c’è pericolo di scottura! io l’ho saltata per 5 minuti abbondanti perchè avevo aggiunto troppa acqua ed eè rimasta perfettamente al dente.

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Prima di servire unire le altre 2 foglie di dragoncello a pezzettini. Con un forchettone e un mestolo formare dei nidi di pasta, sui quali disporre una cucchiaiata di sugo, completare con un filo d’olio crudo. Non serve altro.

Un primo piatto molto semplice, veloce da preparare, ottimo anche freddo nelle giornate estive. E (senza volerlo) vegano…

buon ppetito e buon gusto 🙂

 


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Una botta di vita: brownies variegati alla cheesecake

Innanzitutto BUON ANNO!!!

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Lo so che sarei già piuttosto in ritardo con gli auguri, ma già nell’ultimo periodo ho latitato parecchio, per i più svariati motivi, quindi non sofistichiamo troppo sulla puntualità. E’ già un buon segno che ho ricominciato a farmi viva sul blog…poveretto, come l’ho trascurato negli ultimi tempi, quantomeno da ottobre a sta parte!

I più svariati motivi dicevo….per dovere di cronaca ne elenco alcuni NON in ordine di importanza:

CookingLab4_lightIn ottobre è nata COOKINGLAB, l’asociazione culturale enogastronomica della quale sono (ohmamma) presidente! Con le mie amiche e pazze compagne di merende (mai termine fu più azzeccato) Pina e Roberta abbiamo dato il via a questo nuovo coinvolgente progetto che ci sta impegnando giorni, sere, anche nottate a volte, ma nel quale crediamo molto e che stiamo cercando con tutte le nostre forze di far crescere. Vi invito a visitare il sito (www.cookinglab.org) dell’associazione per scoprire cosa proponiamo ai nostri associati. Giusto per sintetizzare all’estremo parliamo di corsi di cucina, corsi di avvicinamento al vino, esplorazione del territorio, eventi con produttori, occasioni per apprezzare il cibo e i prodotti in compagnia e nella condivisione di sani valori. Amanti del buon cibo e del buon vino, venite a noi!

– Il piccolo inquilino che abita la mia pancia si fa sentire sempre di più, e come un buon pane sta lievitando a vista d’occhio. Anche lui (si, perchè è un lui!) ha bisogno di tante energie, e non sempre il mio fisico è all’altezza della situazione…in ogni caso mi fa molta compagnia!

– Stiamo cercando casa…non perchè la nostra non ci piaccia, ma perchè prima o poi soffriremo pesantemente la carenza di spazio vitale…e quindi meglio prendersi avanti coi discorsi.

– Nel periodo prenatalizio ho ricevuto un boom di richieste per organizzare e allestire buffet, il che mi ha reso estremamante felice, ma mi ha fatto arrivare a capodanno un po’ con la lingua per terra…

Ecco insomma…solo per citarne alcune… Capirete che di buoni propositi per cominciare l’anno ne ho davvero tanti, ma tutte le migliori intenzioni vanno alimentate costantemente per essere durature e dare frutti. Presa dallo slancio godereccio partito con le feste (e che ora proseguirà col carnevale) ho deciso di fare uno strappo alla regola e preparare un dolce “total american style”, pieno di calorie e pieno di zucchero, così giusto perchè sia di buon auspicio e con l’augurio di riuscire a trovare in questo 2015 tutte le energie che mi servono per raggiungere i miei obbiettivi, e in me stessa tutta la forza e la motivazione per fare sempre del mio meglio.

Lo stesso augurio lo rivolgo a voi!

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BROWNIES CIOCCOLATO E NOCCIOLE CON VARIEGATURA DI CHEESECAKE ALL’ARANCIA

le mie dosi sono per una teglia di alluminio rotonda di 36 cm di diametro, quindi piuttosto grande. Ne vengono tanti piccoli brownies alti circa 2,5 cm. Però sarebbe meglio avere uno stampo rettangolare o quadrato…

ingredienti per i brownies: 120 gr farina 00, 300 gr burro, 500 gr zucchero, 150 gr di cacao amaro in polvere, 100 gr nocciole tritate grossolanamente, 3 uova fredde, un cucchiaino di lievito per dolci (cremor tartaro), un pizzico di sale

ingredienti per la variegatura: 200 gr di formaggio fresco tipo philadelphia, 100 gr panna fresca, 1 uovo, 15 gr fecola di patate (o maizena), il succo di mezza arancia, la buccia grattugiata di un’arancia, 40 gr di zucchero, semi di vaniglia

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procedimento:

Scaldare il forno a 180 gradi.

Tostare leggermente la granella di nocciole in una padella e lasciar raffreddare completamente.

Per prima cosa preparare la variegatura: in una terrina sbattere per qualche minuto l’uovo con lo zucchero, poi aggiungere il formaggio fresco, la buccia d’arancia e la vaniglia, e mescolare bene per ottenere una crema liscia.

A parte sciogliere la fecola nel succo d’arancia, e unirlo al composto. Montare la panna (non troppo, altrimenti farà fatica a unirsi) e incorporarla velocemente al resto della crema.

Coprire e mettere in frigo mentre si prepara il brownie.

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In una casseruola a bagnomaria, sciogliere il burro mescolato allo zucchero e al cacao. Quando è tutto ben sciolto e amalgamato togliere dalla fonte di calore e lasciar intiepidire leggermente. A questo punto bisogna unire le uova una alla volta, mescolando energicamente per incorporarle bene al composto.

Una volta unite le uova si unisce la farina setacciata con lievito e sale. Mescolare vigorosamente (uno sbattitore elettrico sarebbe utile) per qualche minuto, finchè il composto assume un bell’aspetto lucido. Per ultimo incorporare le nocciole. La consistenza finale dovrebbe essere simile a quella di un pongo molto morbido…

Stendere il composto su una teglia foderata di carta forno, per uno spessore di circa 2 centimetri. Con la spatola o col cucchiaio rendere la superficie piuttoso irregolare, con sporgenze e avvallamenti, per fare in modo che vengano riempiti in modo non uniforme dalla variegatura all’arancia.

Versare la crema cheesecake sulla superficie, e infornare a 180 gradi per 35 minuti circa. Può essere utile a metà cottura avviare la ventola.

Non è sempre facile capire quando il dolce è cotto…all’esterno sarà molto asciutto e all’interno deve restare umido, ma non crudo. Diciamo che infilando uno stecchino deve uscirne non ricoperto di crema ma con ancora dei pezzettini attaccati…

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Aspettare che diventi tiepido prima di tagliarlo a quadratini e servirlo. Come molti dolci di questo tipo, è ancora più buono il giorno dopo!

Buon appetito e buon gusto ( e buon 2015!) 🙂

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Se l’antpasto è vegan: millefoglie di melanzane e patate

Prima di tutto vorrei dire una cosa: non sono vegana e non ho nessuna intenzione di diventarlo. Essenzialmente perchè non riesco a condividere qualsivoglia forma di estremismo. E poi la cucina mi piace in tutte le sue forme, non potrei mai rinunciare per sempre a qualcosa di commestibile.

Però mangiare vegano mi piace, tutto sommato. Preferisco le verdure a qualsiasi altro ingrediente e sono abbastanza convinta che ridurre drasticamente il consumo di poteine animali sarebbe cosa buona e giusta.

Per tutti.

Animali compresi…

Che poi io ci riesca è un altro paio di maniche, ma quando posso cerco di sperimentare o inventarmi ricette vegane, o vegetariane quantomeno, nel tentativo (speriamo non vano) di dimostrare che la cucina “vegetale” può essere buona e gustosa quasi quanto quella tradizionale. Sono la prima a dire quasi, perchè devo ammetterlo…una costata al sangue è impareggiabile, accidenti.

Ma insomma c’è modo anche di farne a meno senza troppa sofferenza, questo è il concetto.

Qui suggerisco un antipastio vegano abbastanza semplice ma d’effetto, a base di verdure: melanzane e patate disposte a strati per formare una sorta di millefoglie vegetale. E una millefoglie ha ovviamente bisogno di una crema morbida e gustosa che tenga assieme gli strati.

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Una delle più straordinarie scoperte vegan che ho fatto è stato l’hummus, una crema di ceci, sesamo e spezie tipica del medioriente. Non solo ha sorpreso me, ma tutti quelli a cui l’ho fatta assaggiare finora. Ormai la propongo costantemente ai miei buffet, perche riscuote sempre un grande successo e per fare in modo che ci sia almeno una preparazione vegana (che brutta cosa essere vegano e non trovare nulla che si possa mangiare ad una festa). Anche all’ultimo buffet l’ho servito, accompagnato con una macedonia di pomodorini…ottimo abbinamento, ma con la melanzana si accompagna ancora meglio. Ringrazierò sempre la mitica superPami per avermi insegnato la sua ricetta, un piacere per la bocca e per gli occhi, col suo delizioso colore giallo acceso e la cremosità avvolgente (santo cielo, sembro una pubblicità!)

La ricetta dell’hummus si trova in questo post, ma per semplicità di fruizione la trascrivo anche qui:

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HUMMUS DI CECI

ingredienti : 1 scatola di ceci (io li compro in vaso di vetro), il succo di mezzo limone, 2 cucchiai di tahina (crema di sesamo), 1 spicchio d’aglio, sale e pepe, olio evo qb, mezzo cucchiaino di curcuma, una sporverata di semi di cumino.

Mettere tutto nel food processor (robot da cucina) o nel frullatore e azionare finchè si formerà una crema liscia. Se troppo denso aggiungere altro olio o una tazzina di acqua.

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Inserire la crema in un sac-a-poche usa e getta e tenere da parte per l’asemblaggio della millefoglie.

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MILLEFOGLIE DI PATATE, MELANZANE E HUMMUS

ingredienti per 4 antipasti: 1 melanzana tonda media (meglio quelle viola chiaro più compatte e con pochi semi), 2 patate grosse, 200 gr di hummus, olio allo scalogno, sale aromatizzato (oppure sale e pepe), timo 

Questa ricetta è stata realizzata con il solo utilizzo del forno a microonde con la funzione crisp (e il relativo piatto), perchè con le temperature subsahariane che c’erano quel giorno col cucco che accendevo il forno… Inutile dire che si può fare tutto ciò anche col forno normale a 180 gradi…

Cuocere la patate al vapore lasciandole un po’ dure. Sbucciarle e quando sono intiepidite tagliarle a fette rotonde di qualche millimetro di spessore.

Spennellarle da entrambi i lati, salare pepare e spolverare di timo, adagiarle sul piatto crisp e passarle nel microonde (funzione crisp) per circa 10 minuti.

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Tagliare anche la melanzana a fette circlari spesse qualche millimetro. Spennellarle di olio su entrambi i lati, salare pepare e passare nel crisp per 10 minuti, poi girarle e cuocere per altri 5 minuti. Il risultato dovrebbe essere quello di melanzane ai ferri o al forno, leggermente disidratate e morbide.

Assemblare le millefoglie alternando uno strato di patate, melanzana, hummus, ancora melanzana e dinuovo patata…così via per 3 strati. Ultimare con un po’ di hummus e un ciuffetto di basilico.

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Se si aumenta il numero degli “strati” può essere servito anche come secondo piatto o piatto unico, assieme magari ad una bella insalata e del riso rosso integrale…

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Consiglio in abbinamento un ottimissimo Prosecco di Valdobbiadene Superiore DOCG, il Col di Creta, scoperto da poco e che mi ha conquistato subito per i suoi profumi avvolgenti, la sua [inaspettata] sapidità e la discreta struttura, che lo rendono un ottimo vino da pasto oltre che da aperitivo. E lo dice una che in genere il prosecco non lo ama per niente! E’ adatto ad accompagnare piatti cremosi e dalla tendenza dolce ma saporita come questo antipasto.

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Buon appetito e buon gusto 🙂

 

 

 

 


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Piccoli aperitivi tra amiche

Tralasciamo per un attimo che quest’estate sembra più un autunno e che continua a piovere e che stamattina c’erano 16 gradi [sgrunt]….in un mondo normale questa sarebbe per eccellenza la stagione degli aperitivi, programmati, improvvisati, lunghi, corti…in tutte le salse insomma. Nonostante il tempo ballerino ne sto facendo a manetta, figuriamoci se ci fosse sempre il sole.

Questa è in assoluto la modalità di “ritrovo” più amata da me e dalle mie amiche … anche agli amici per carità, ma alle donne piace in particolar modo… forse  perchè si smangiucchia e si chiacchiera per ore per poi tirare tardi e trasformare automaticamente quello che doveva essere un aperitivo al volo in una cena … e ormai la cosa capita così frequentemente che ci organizziamo fin da subito di conseguenza, instaurando la cosiddetta “APERICENA“.

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E’ molto carino assaggiare tante cose diverse e sfiziose, accompagnate da un buon vinello o da un cacktail leggero (lo spritz è il classico dei classici, ma stanno prendendo piede nuove versioni molto piacevoli, tipo l’Hugo…ma ne parlerò più in basso). Ecco una serie di idee per riempire la tavole ad un aperitivo-cena senza diventare troppo matti e senza che il livello di colesterolo ne risenta … le patatine saran pure buone ma alla fin fine stufano e non si può dire che siano il massimo della salute…

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Come al solito ce n’è un po’ per tutti i gusti, compresi vegetariani e intolleranti di varia natura. La verdura e le erbette sono giustamente le protagoniste della stagione estiva, e in questo i 100orti sono i migliori (viva il food design a km zero!) E comunque anche il mio miscroscopico orticello mi sta dando delle soddisfazioni. Chiudo qui perchè sarà già un post chilometrico di per se.

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Spero di suggerire qulche idea gradita, buona apericena a tutti 🙂

TORTA SALATA CON COSTE SALTATE PICCANTI E FETA

Ingredienti: un rotolo di pasta sfoglia rettangolare, coste dal gambo colorato (ma vanno bene anche quelle normali, basta che non siano troppo grosse), 1 spicchio d’aglio, 1 peperoncino piccolo fresco, 1 confezione di feta, sale aromatizzato, olio evo, un uovo sbattuto, semi di sesamo (o papavero o altri a piacimento)

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In un wok antiaderente o una padella grande scaldare 2 cucchiai di olio con lo spicchio d’aglio e il peperoncino. Io quest’ultimo lo lascio ntero, e pratico solo un taglio sulla buccia, da cima fino a quasi in fondo, solo da una parte in modo che non si rompa ma che sprigioni tutto l’aroma.

Quando sono ben rosolati, toglierli e aggiungere le coste intere. Farle appassire a fiamma vivace, aggiungere il sale, un goccio d’acqua, coprire e lasciar stufare a fiamma bassa per una decina di minuti. Girarle di tanto in tanto e aggiungere acqua se serve. Spegnere e lasciar intiepidire, dovranno essere ancora un po’ croccantine, tanto finiranno la cottura in forno.

Srotolare la pasta sfoglia e stendere su circa 2/3 della superficie le coste stufate, lasciando almeno 1 cm scoperto su ogni lato.

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Sbriciolarvi sopra la feta, grossolanamente con le mani.

Sul terzo di pasta rimasto libero passare l’apposito attrezzo “rete”, se ce l’avete, altrimenti fate con un coltello affilato dei tagli alternati

Spennellare sui bordi un po’ di uovo, poi ripiegare la sfoglia a portafoglio, con la rete in alto. Spennellare la parte superiore con l’uovo, cospargere di semini e infornare a 180 gradi per 30-40 minuti.

SIGARI DI VERDURE IN PASTA FILLO CON “SWEET CHILLY YOGURT SAUCE”

ingredienti: 1 confezione di pasta fillo, 2 peperoni gialli, 1 cippolotto di tropea, 3 carote medie, olio evo, sale aromatizzato (oppure sale e pepe), 1 bicchierino di aceto di mele, 1 vasetto di yogurt naturale, 2 cucchiai di “sweet chilly sauce”, salsa di soia chiara

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Due precisazioni:

  • la “sweet chilly sauce” è una salsa piccante dolciastra molto usata nella cucina orentale, specialmente come intingolo per i fritti della street-food (è l’alter-ego asiatico della nostra salsa rosa insomma…) Ormai si trova tranquillamente anche da noi, nei negozi di alimentari etnici o anche negli ipermercati. Se proprio non volete comprarla si può sostituire frullando un peperoncino fresco con zucchero, sale, olio di semi, poco aglio (facoltativo) e poco aceto bianco o di mele.
  • la salsa di soia chiara o thai è leggermente diversa da quella classica cinese perchè è più chiara (appunto) e più delicata. Non è facile trovarla qui, ma si può sostituire con salsa di soia normale diluita a pari quantità di acqua.

Tagliare tutte le verdure a julienne, o comunque a listarelle sottili. Saltarle in una padella ampia con olio, mettendo prima i cipollotti, poi i peperoni e poi le carote. Quando sono ben calde sfumarle con l’aceto di mele, far evaporare, salare e saltare ancora qualche minuto lasciandole belle croccanti. Spegnere e condire con poca salsa di soia. Lasciar raffreddare completamente prima di andare avanti

Srotolare la pasta fillo e ricavarne delle strisce lunghe 30 cm e larghe 10, all’incirca.

Spennellare ogni striscia con olio, disporre ad una delle stremità una cucchiaiata di verdure ed avvolgere a sigaro.

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Disporre su una teglia con carta forno e cuocere a 180-190 gradi fino a completa doratura

Per la salsa, mescolare lo yogurt con la chilly sauce, un cucchiaio di olio, sale e pepe q.b. un cucchiaio di salsa di soia chiara, e servire in una coppetta a parte

CESTINI DI BRESAOLA DAL CUORE MORBIDO

ingredienti: 300 gr di ricotta vaccina (ma anche con quella di pecora viene bene), 10-12 fette di bresaola, un mazzetto di basilico, un mazzetto di erba cipollina, olio allo scalogno, olio evo, un pezzettino di cipollotto (meglio se il gambo), due cucchiai di olive taggiasche, sale e pepe verde, limone bio, parmigiano reggiano

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Tritare finemente le erbette, il gambo di cipollotto e le olive

Mescolarle alla ricotta con olio allo scalogno (quanto basta per rendere il composto morbido), sale e pepe.

Stendere le fette di bresaola, disporvi al centro mezza cucchiaiata di crema e ripiegare i bordi verso l’alto a formare un cestino.

Disporre i cestini su un piatto da portata, grattugiare in cima la scorza del limone e qualche scaglia di parmigiano.

Versarvi sopra un filo d’olio evo e qualche goccia dI limone, stile carpaccio.

CROSTINI CON MACEDONIA DI POMODORINI E CUORE DI BURRATA

Ecco qui scivoliamo nel classico ma che non può mancare ad un aperitivo mediterraneo! Questo è un piatto che si gioca completmente sulla materia prima…

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L’importante è avere dei pomodorini buoni, di stagione e possibilmente di diverse varietà, in modo da ottenere un effetto visivo variopinto e suggestivo! In questo il 100orti sono il fornitore nuomero uno!

Il pane deve essere casereccio, rustico, tostato e in fette grosse, in modo da assorbire per bene il sugo dei pomodori.

Trovatevi poi una buona formaggeria che si procuri la vera stracciatella di bufala, se non ce l’avete lasciate perdere e mangiatevi solo i pomodori (la mozzarella del supermercato rovinerebbe tutto)

Infine è cosa buona e giusta preparare la macedonia con qualche ora di anticipo, per permettere agli aromi di amalgamarsi e perchè si formi tanto di quel fantastico sughetto che andrà a impreganre per bene il pane. Gnam!

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Tagliare i pomodorini in 4 o 8 parti, a seconda della dimensione, mescolarli in una terrina con olio evo saporito (pugliese o toscano o umbro), uno spicchio d’aglio intero, qualche foglia di basilico spezzettata con le mani, un pezzetto di cipollotto tritato (se piace), sale, pepe e qualche goccia di limone.

MINI PARMIGIANINE

ingredienti: qualche melanzana stretta e lunga (hanno meno semi e sono più compatte), concentrato di pomodoro, timo, olio evo, sale pepe, scamorza affumicata, crostini di pane

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tagliare le melanzane a fette rotonde spesse qualche millimetro. Spennellarle da entrambi i lati con olio-sale-pepe e disporle su una teglia con carta forno.

Infornare a 180 gradi per 15-20 minuti, controllando che non brucino. Devono risultare appassite e leggermente crostificate

Grattuguare la scamorza a scaglie grosse.

Mescolare due cucchiai di concentrato di pomodoro con due cucchiai di acqua, sale, pepe, timo secco e un po di olio. Anche un po di aglio disidratato ci sta bene, ma deve piacere.

Su un’altra teglia disporre un terzo deli dischi di melanzana, separati l’uno dall’altro. Spalmare sopra ad ogni fetta mezzo cucchiaino di sugo di pomodoro, distribuire un po’ di scaglie di formaggio, coprire con un’altra melanzana e così via formando delle parmigianine a tre strati.

Infornare per altri 5 minuti finchè il formaggio si sarà sciolto.

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Servire ogni parmigianina su un crostino di pane tostato

Infine…non di solo pane vive l’uomo… parliamo anche del bere! Fortunatamente esistono delle ottime alternative ai soliti spritz o prosecco, che ormai hanno stracciato le cosiddette…

Se avete del prosecco non particolarmente buono, provate a fare l’HUGO, mescolando in una caraffa prosecco, acqua gasata, ghiaccio, sciroppo di sambuco e foglie di menta fresca…le dosi non le so, io vado a sentimento

Se invece vi piace il vino, un ottimissima [e autoctona] alternativa è il durello spumante, si trova sia metodo charmat che metodo classico, per veri intenditori!

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Buon appetito e buon gusto 🙂

 

 

 

 

 

 


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“S-ciopòto”: risotto con s-ciopéti e Recioto di Gambellara

A quanto pare non sono l’unica in casa a cui piace fare esperimenti culinari. Questa ricetta devo ammetterlo nasce da un’idea di Superpozzao ed è stata poi perfezionata a quattro mani.

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Certo che i veneti faranno meno fatica a pronunciare il nome che abbiamo scelto per questo risotto, che celebra la montagna, le materie prime e un’eccellenza del nostro territorio: il delizioso Recioto di Gambellara, vino passito bianco a base garganega, un’uva bianca autoctona veneta che fa onore all’enologia Vicentina. Si tratta di un vino dolce, ma non stucchevole, mantiene una discreta freschezza e una sapidità abbastanza percepibile nonostante l’appassimento e la concentrazone degli zuccheri. Viene prodotto nella zona di Gambellara, dalle stesse uve del Gambellara Classico, vino bianco secco che io amo molto. (Per dovere di cronaca devo dire che con le stesse uve si fa anche il Soave…nella zona del Soave…Verona…ma io ovviamente tifo Gambellara :p ) Ho usato quest’ultimo per sfumare il riso all’inizio e dargli acidità, mentre il recioto l’ho aggiunto a cottura quasi ultimata, una specie di pre-mantecatura, per dare al risotto un po’ di retrogusto dolce e bilanciare l’amarognolo delle erbe.

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Gli sciopéti sono delle erbette spontanee che si trovano nelle zone pedemontane, soprattutto vicino ai corsi d’acqua. Noi li abbiamo raccolti ai piedi del monte Altissimo (vicino al monte Baldo e al Lago di Garda), durante un’ escursione di un paio di giorni.Bisogna raccogliere solo le cimette prima che sia spuntato il fiore!

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Insomma, abbiamo giocato in casa. Anche il riso è Veneto, un carnaroli del Veronese…

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Per mantecare abbondante burro di malga (abbiamo scoperto che l’abbinata burro-recioto è una libidine, da voltarsi via…) e un po’ di parmigiano…

Altro suggerimento: in cottura NIENTE BRODO, SOLO ACQUA ! In questo modo non si rischia di coprire o camuffare il sapore delle erbe, e gli s-ciopéti (scrivo così perchè la “s” e la “c” si pronunciano separatamente…non come si pronuncerebbe “sciare”…chiaro?) hanno un sapore caratteristico ma molto delicato che facilmente verrebbe coperto da altri ortaggi. Dettaglio non trascurabile: unire alle erbette 1 -e dico 1– foglia di basilico e 2 -e dico 2-foglie di menta.

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S-CIOPOTO : risotto con s-ciopéti e recioto di Gambellara

ingredienti per 2 persone: 160 gr di riso Carnaroli, un mazzetto di s-ciopéti freschi, 1 foglia di basilico fresco, 2 foglie di menta fresca, un bicchierino (circa 50 ml) di recioto di Gambellara, 2 cucchiaini rasi di sale aromatizzato, olio allo scalogno, mezzo bicchiere di Gambellara Classico, due noci di burro di malga, un cucchiaio di parmigiano grattugiato, pepe bianco, acqua bollente

Tritare le erbette, meglio se con un coltello di ceramica per rallentare l’ossidazione.

Scaldare in una casseruola di rame l’olio allo scalogno e rosolare il riso finchè sarà ben caldo, sfumare con il Gambellara Classico e far avaporare. Aggiungere il sale aromatizzato e proseguire la cottura aggiungendo acqua bollente e mescolando. La fiamma deve essere bassa e il livello del liquido quasi a filo con il riso.

Io notoriamente sono un’improvvisatrice, anche in cucina, ma con il risotto uso sempre un timer per controllare la cottura…aiuta tanto…

Quando mancano pochi minuti alla fine, portare il riso un po’ in sofferenza di liquido, mescolando continuamente per evitare che attacchi. Aggiungere il recioto di Gambellara, farlo assorbire e poi continuare con l’acqua come prima.

A cottura ultimata, spostare la casseruola dal fuoco, aggiungere il burro e il parmigiano, mescolare rapidamente e coprire.

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Lasciar riposare 4-5 minuti prima di servire. Questo periodo di riposo non scuoce il riso, anzi lo migliora, a patto che si stia usando una casseruola in rame e che la si sposti dal fornello. Se usate una classica pentola in acciaio lasciate perdere questo passaggio, mantecate e servite subito con una spolverata di pepe bianco…

In abbinamento non posso che consigliare un ottimo Gambellara Classico, e il Capitel Vicenzi di Virgilio Vignato è in assoluto uno dei miei preferiti!!

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Buon appetito e Buon Gusto 🙂

“Con questa ricetta, partecipo al contest : “La Cucina Italiana nel Mondo verso l’Expo 2015“, organizzato da Le Bloggalline (link del post), in collaborazione con INformaCIBO 

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La frutta nel piatto: risotto alla menta con ciliegie e balsamico…di ciliegia

Pensavate di esservi liberati di me e delle mie ciliegie, eh? E invece no. Anzi, vi dirò di più, non è nemmeno l’ultimo post che sfornerò su questo frutto di stagione…dopo basta…promesso.

D’altra parte…se non ne scrivo ora, quando??

In realtà questa ricettina mi da l’occasione di parlare di alcuni prodotti davero particolari e a mio parere molto interessanti in cucina, specialmente per chi -come tutti gli appassionati- ama sperimentare ingredienti nuovi ed aggiungere un tocco molto caratteristico ai piatti. A maggior ragione per un architetto la cura del dettaglio è maniacale, anche in cucina…

vom fass logoEcco, questi prodotti permettono di curare anche il più impercettibile dettaglio della ricetta, di completarla in modo assolutamente originale. Non è quasi mai fondamentale ai fini della riuscita generale, ma da’ quel qualcosa in più. Sitratta di olii e aceti balsamici prodotti da Vom Fass, un’azienda tedesca, che sapevo esistere, ma della quale fino ad un paio di settimane fa non non mi ero mai interessata…

…fino a che non mi hanno invitata in qualità di foodblogger, a conoscere i loro prodotti!

A parte che vi lascio immaginare quanto ho gongolato dopo aver ricevuto questo invito [ 😀 ], si dia il caso che la sede italiana dell’azienda si trovi alle porte di Vicenza, quindi “detto-fatto”, due giorni dopo ero da loro (forse potevo tirarmela un po’ di più, ma è già una grazia che abbia resistito così tanto). La responsabile marketing, gentilissima, mi ha fatto assaggiare di tutto e di più, e mi ha rispedita a casa con un sacco di campioncini.

Come dicevo producono principalmente olii e aceti balsamici, e li vendono SFUSI . Gli aceti vengono prodotti in Germania, gli olii dipende. Comunque i loro prodotti si trovano solo nei negozi in francising oppure online, attraverso il loro sito. Si dividono in tre categorie:

  • olii, divisi a loro volta tra olii di oliva aromatizzati (dal classicissimo peperoncino, al limone) e olii di altri semi (sesamo, lino ma anche albicocca, pinoli o -il mio preferito- pistacchio, da urlo!)
  • aceti balsamici, di uva ma soprattutto di altra frutta (e questo è interessantissimo, e soprattutto utile ai fini di questo post)
  • distillati e liquori

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Tutto si acquista sfuso, con il contenitore che ci si porta da casa oppure comprando direttamente al negozio la bottiglietta della dimensione più adatta.

Ci tengo a precisare una cosa: non ricevo alcun tipo di beneficio economico dalla pubblicazione di queste informazioni. Pubblico soltanto ciò che mi colpisce per originalità e qualita, che in questo caso mi sembrano essere entrambe elevate. Potrei sbagliarmi ma io sono stata incuriosita parecchio da questi prodotti, avrei voluto provare tutto e finora quello che ho utilizzato in cucina mi ha dato parecchia soddisfazione.

Insomma, tra gli aceti balsamici di cui sono stata omaggiata c’è anche quello di ciliegia, cioè ottenuto dall’acetificazione del succo di ciliegia, senza aromi. E non potevo non sperimentarlo su questo risotto.

La menta come ormai sapete abbonda nel mio giardino, e serve a donare dei sentori più complessi al riso, che tra amido, ciliegie e aceto balsamico, rischiava di presentarsi un po’ troppo dolce e piatto.

Il porro come sempre è un insostituibile completamento finale, da usare crudo, tagliato fino e preferibilmente dalla parte verdina, per aggiungere carattere e freschezza.

Riguardo alle ciliegie, probabilmente le migliori sono quelle IGT di Marostica, ma io avevo quelle autoctone dei Colli Berici, buonissime e ancor più a km zero.

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RISOTTO ALLA MENTA CON CILIEGIE E IL LORO BALSAMICO

Premessa: per l’esecuzione paro-paro della ricetta sarebbe propedeutico preparare una specie di confettura piccante di ciliegie. Io l’ho fatta qualche giorno prima del risotto, essenzialmente con lo scopo di smaltire tutte le ciliegie che avevo in casa e pensando di abbinarla ai formaggi. L’ho usata per la mantecatura, ma credo venga bene lo stesso anche se non ce la mettete…

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Per prepararla usate un paio di etti di  ciliegie denocciolate, mettetele in un casseruolino con due cucchiai di zucchero, un cucchiaino di sale aromatizzato, un peproncino rosso lungo a tocchetti (fatto rinvenire precedentemente in acqua bollente), pepe nero qb e il succo di mezzo limone. Portate a bollore e lasciate cuocere finchè diventa densa. Volendo si può frullare col minipimer e si conserva in frigo per un paio di settimane.

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Ingredienti per il risotto: un mazzetto di menta fresca, circa 15 ciliegie denocciolate e tagliate a metà, 160 gr di riso carnaroli, mezza cipolla tritata, una noce di burro, due cucchiai di parmigiano grattugiato, brodo leggero di verdure qb, un cucchiaino di confettura piccante di ciliegie, cristalli di sale al lampone, olio evo, sale aromatizzato, 5 cm di porro (parte verde)

Preparazione:

Portare a bollore il brodo di verdure e mettere in infusione la menta fresca in modo che rilasci tutto l’aroma nell’acqua e che venga poi assorbito dal riso. In questo modo l’aroma di menta sarà all’interno del chicco, non nel condimento!

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Soffriggere la cipolla nel burro, aggiungere il riso e tostare velocemente. Quando sarà ben caldo, sfumare con il brodo, aggiungere il sale e continuare la cottura mescolando delicatamente e mantenendo il livello del liquido quasi a filo con quello del riso.

Circa a metà cottura, aggiungere le ciliegie. Volendo è possibile farle appassire leggermente in forno per concentrarne il sapore e migliorarne la consistenza. Trovate il procedimento per le ciliegie confìt in questo post, usate però un misto di zucchero e sale al 50% anzichè solo zucchero.

Ultimata la cottura (consiglio vivamente l’uso di un timer!!) mantecare con un cucchiaino di confettura piccante, un filo d’olio evo e il parmigiano. Spostare la casseruola dal fornello (anche se è spento), coprire con il coperchio e aspettare qualche minuto prima di impiattare.

Tagliare il porro fino fino.

Distribuire una generosa cucchiaiata di risotto al centro del piatto (se nel frattempo si fosse asciugato troppo aggiungere un po’ di brodo), e servire con un filo di aceto balsamico di ciliegie, qualche rondella di porro e un po’ di sale al lampone (in alternativa del sale rosso delle hawaii andrà benissimo)

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Consiglio per l’abbinamento: un soave classico, che con la sua sapidità bilancia bene la tendenza dolce del piatto.

Buon appetito e Buon gusto 🙂


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Ciliegie (insapettate) in insalata di polpo e zenzero

Tutto è nato per caso (come il 99,9 % delle mie ricette, non so se si era capito). Il caso, nella fattispecie, ha voluto che domenica sera, in occasione della festicciola per il compleanno di Superpozzao, non una, non due ma ben TRE persone si siano presentate con generose quantità di ciliegie. E devo dire che era l’ultima cosa che mi aspettavo di ricevere in dono, soprattutto perchè siamo ancora a inizio maggio ed il clima ultimamente non è che sia stato molto favorevole…

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Il dono è stato gradito assai comunque, sia dai partecipanti alla festa, sia dalla sottoscritta, alla quale ne sono rimaste parecchie. Avere una materia prima buona e in abbondanza scatena immediatamente nella mia testolina una tempesta di idee, legate principalmente al fatto che è un peccato buttar via e quindi meglio sperimantare!

Questo preambolo serve solo ad avvisarvi che i prossimi post saranno un tantino monotematici…visto che le rotelle si son mosse parecchio e di esperimenti ne farò più di uno…

Partiamo con una cosetta piuttosto semplice, forse un po’ azzardata, ma che funziona. Un’insalata fredda di polpo bollito, ciliegie, porro e zenzero marinato, per la quale ho preso ispirazione dalla cucina orientale per arricchire e bilanciare i sapori. Per i meno temerari si sappia che la stessa identica ricetta funziona anche sostituendo le ciliegie con pomodori datterini, però -e qui fidatevi un’altra volta- non fa lo stesso effetto. Le ciliegie che avevo (e in generale quelle primaverili) non sono dolcissime come quelle estive, per quanto colorate e succose, e quindi sono ottime nei piatti salati. Ma la dolcezza, pur non estrema, è percepibile e assieme ad un po’ di acidità bilanciano piacevolmente la tendenza amara del polpo.

Lo zenzero marinato è quello che viene servito con il sushi in tutti i ristoranti giapponesi, altrimenti detto “sciacquatura di piatti” dai non amanti del genere…. Io in ogni caso lo adoro, e quando prendo il sushi da asporto me ne faccio dare sempre una vaschetta aggiuntiva, che poi utilizzo nelle insalate o un altri piatti demenzialfusion di mia invenzione…o semplicemente me lo magno come spuntino, stile caramella (ho dei problemi, lo so) Si trova anche in sacchettini sottovuoto in alcuni negozi bio. Aggiunge freschezza e una leggera piccantezza all’insieme.

Due parole (ma proprio due) anche sul porro, che i più attenti avran capito essere una delle mie verdure preferite. Elegante come poche (a dispetto del nome) e versatilissimo, è un’ottima “spalla” per ingredienti più nobili. E poi è buono sia cotto che crudo, assorbe i sapori delle spezie come pochi e li esalta…insomma un ingrediente assolutamente irrinunciabile.

Fine del polpettone, ecco la ricetta

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INSALATA FREDDA DI POLPO CON CILIEGIE PRIMAVERILI, PORRO E ZENZERO MARINATO

ingredienti: 500 gr circa di polpo bollito*, una dozzina di grosse ciliegie sode, 10 cm circa di porro (che ci sia un po’ di verde), un pugnetto scarso di zenzero marinato, il succo di mezzo limone grande, salsa di soia, aglio disidratato, sale aromatizzato, pepe bianco, olio evo

* ora i puristi inorridiranno, ma io -che raramente ho due ore di tempo per bollire il polpo fresco, e comunque non lo amo abbastanza da farlo- tengo spesso in freezer del polpo a pezzetti congelato precotto. Si scongela in frigo il giorno prima, poi si fa bollire per 10 minuti in acqua salata, si scola, si fa raffreddare e il gioco è fatto. Non me ne vogliate, sono convinta che quella preparato da zero sia più buono, ma a volte è una questione di priorità…

Preparare il polpo con un certo anticipo, in modo che abbia il tempo di raffreddarsi. Tagliarlo a pezzetti.

Tagliare il porro ad anelli non troppo sottili, e metterlo a marinare un una ciotola capiente con olio, sale aromatizzato, il succo di limone una macinata di pepe bianco e un pizzico di aglio disidratato (facoltativo con le ciliegie, obbligatorio con i pomodori).

Con l’apposito arnese del quale mi sfugge il nome, privare le ciliegie del nocciolo, tagliarle a metà e unirle al porro in marinatura.

Tritare lo zenzero grossolanamente e unire al resto, assieme ad una spruzzata di salsa di soia.

Quando sarà freddo unire anche il polpo, aggiungere olio se necessario o succo di limone se il condimento non fosse abbastanza acidulo (il polpo bollito ha bisogno di acidità), mescolare bene a attendere una decina di minuti prima di servire, in modo che il pesce si insaporisca per bene.

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ecco la versione con pomodoro datterino

Buon appetito e buon gusto! 🙂